lunedì 15 gennaio 2007

Il benckmarck

Il benckmarck è un termine di riferimento che, nelle intenzioni del legislatore, doveva garantire all’investitore la possibilità di verificare, tramite confronto, la validità del proprio investimento e la capacità e la bravura di chi gestisce i nostri soldi. Il benchmark viene correlato alle diverse tipologie di rischio (azioni, obbligazioni, aree geografiche ecc), semplificando ancora di più si potrebbe prendere l’andamento grafico e la composizione dell’SP Mib, del Dax o del Nasdaq e utilizzarlo come termine di riferimento. In pratica questo non serve all’utente per verificare la propria abilità o incapacità di gestione ma serve come strumento di difesa per il gestore il quale, in caso di performance negative, lo usa come raffronto per abbonire e raggirare il cliente. Cerco di semplificare e spiegare come le banche usano questo paramentro a proprio vantaggio; prendiamo ad esempio l’SP Mib ovvero le principali 40 aziende quotate nel listino della borsa italiana. Il gestore che vi piazza il fondo per non correre rischi non suddivide il capitale investito replicando la composizione o il “peso” dell’indice ma su 40 parti ne usa 35 replicando fedelmente l’indice e le 5 parti rimanenti, in concerto con gli altri gestori, verrano investite su altri titoli in questo modo: si individuano i “cavalli” da far correre; con una sapiente circolazione di notizie riservate e di acquisti mirati innescano una catena di S.Antonio in grado di far lievitare fortemente il prezzo di questi e infine ad obbiettivo raggiunto, le quotazioni dei “cavalli”si sgonfieranno rapidamente.

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