Rieccomi, un pò di musica giusta in sottofondo (ZZ Top per la cronaca), una tazza di caffè bollente e via al lavoro.
Sostanzialmente il quadro economico da quando l’avevo lasciato a novembre fra alti e bassi si è ulteriormente deteriorato e tutto lascia presagire che non siamo ancora giunti al bottom, anzi si deve ancora ballare.
Nel mercato italiano ho la convinzione che il peggio (anche al peggio non c’è mai fine) si vedrà con le prime trimestrali bancarie a maggio quando le cartolarizzazioni verranno messe a bilancio e le magagne delle banche nostrane salteranno fuori; al momento fuori da tutto, malgrado i prezzi bassi e i multipli interessanti. Per essere più espliciti facendo nomi e cognomi mi aspetto Unicredto a 3,81 e sotto.
Nel resto del mondo invece il discorso è diverso, è un mix fra economia, politica.ed equilibri mondiali; è un discorso che difficilmente si può liquidare in poche frasi, ma per sommi capi la situazione è questa.
Cina: l’economia cinese, viaggia con una crescita a doppia cifra e il mercato laggiù tira malgrado la recessione economica statunitense ed i tentennamenti europei; i motivi sono molti fra cui il bassissimo costo della manodopera locale, la totale assenza di politiche sindacali a tutela dei lavoratori, il divieto di sciopero e la falsa liberalizzazione del mercato cinese (per chi vuole qualche spunto in più leggere qua).
Europa: l’allargamento dell’unione non vuol dire solo Turchia, il cui ingresso è fortemente voluto dagli Stati Uniti ma vuol dire anche “Balcani”; i problemi sono tanti e la carne sul fuoco è veramente troppa, in sintesi l’economia turca ha uno sviluppo a doppia cifra e il governo centrale è forte, di contro la debolezza istituzionale degli altri paesi nuovi membri porta un’economia depressa e un forte tasso di criminalità.
L’allargamento verso Est della Comunità Europea è, da sempre, stato caldeggiato dagli Stati Uniti perché i governi dei nuovi stati membro sono tutti filoamericani ed ex appartenenti al blocco sovietico; l’ampliamento dell’Europa ad Est viene visto come un’ottima opportunità di investimento, le aziende euro-statunitensi hanno dei territori vergini da conquistare per il loro export.
Attualmente questo rapporto, con una tempistica eccezionale degna di un orologio svizzero grazie alla politica monetaria tenuta sia dalla FED che dalla BCE, e sfavorevolissima alla “vecchia” Europa in quanto penalizzata dal supereuro e potrebbe essere una ciambella di salvataggio per l’economia americana.
L’entrare nella comunità europea comporta per i nuovi membri oneri ed onori e questi ultimi in maggioranza. (Afflussi di capitale, nuove industrie, maggior benessere della popolazione).
Russia vive questo contesto economico come una minaccia latente; la riprova è la rincorsa agli armamenti, lo sbocco più semplice per uscire da una fase recessiva in economia, la nazionalizzazione con la revoca delle concessioni minerarie verso le compagnie estere (leggere qua), la reticenza con cui accetta gli accordi economici con i nuovi stati membri dell’Unione Europea.
Discorso a parte per gli Stati Uniti che coinvolge gioco forza il medio oriente.
2 commenti:
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molto intiresno, grazie
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