lunedì 22 gennaio 2007

Sanità pubblica

Purtroppo capita a tutti prima o poi di avere bisogno di cure mediche ed esami specialistici, nel mio caso seguendo la passione di arrampicare per monti ho rimedianto un sospetto strappo muscolare, da qui inizia il calvario. Medico ambulatoriale: due ore di attesa per farsi visitare e prescrivere un’eco muscolo tendinea e un’ecodoppler venoso all’articolazione interessata. Il giorno dopo mi reco a prenotare gli esami presso la ASL locale (un’ora e mezza di coda); risultato il primo appuntamento lo ricevo il 6 aprile (eco muscolo tendinea) e l’ecodoppler il 2 maggio. Incazzato nero, tramite amici che lavorano in ospedale, riesco a sapere che vi è la possibilità di appoggiarsi presso laboratori specialistici convenzionati esterni alla ASL per effettuare gli esami. Stamane, grazie alla turnazione pomeridiana, mi reco nuovamente alla ASL per farmi apporre l’autorizzazione e dopo un’altra coda di solo 2 ore e mezza (che culo!) finalmente tocca a me. Premesso: alla ASL di via Bainsizza non c’è un cane che ti da un’informazione, una mappatura degli uffici, solo una insulsa macchinetta colorata e rattoppata alla bellemeglio per prendere i biglietti di turnazione, suddivisi regolarmente per tipologia di richiesta; vi erano circa 150 persone in coda, 6 impiegate addette alla ricezione di cui una impegnatissima a messaggiare sul telefonino (postazione palesemente vuota), di contro le altre 5 ricevevano la clientela con uno scazzo che in confronto un funerale diventa una cosa divertente; telefoni che suonavano a vuoto (tanto per fare casino in sottofondo) e nessuno che si degnava di alzare la cornetta. Fortunatamente l’impiegata preposta alla mia ricezione non proferisce il solito “dica” ma educatamente “buongiorno desidera”; alle mie rimostranze sulla tempistica biblica di attesa per l’effettuazione degli esami questa molto candidamente esce con la frase che l’impiegato addetto alla prenotazione doveva dirmi da subito che potevo appoggiarmi in un ambulatorio esterno, e di andare al piano superiore a parlare con un dirigente per farmi apporre il visto di autorizzazione (non ho esternato quello che pensavo alla poveraccia di turno ma le ho augurato che si bevesse minimo 15 litri di guttalax…). Dopo aver girato per i corridoi in cerca dell’ufficio giusto finalmente lo trovo, e consegnata la documentazione la dirigente con fare sorridente e allegro appone il fatidico visto. Nel mentre alla mia domanda sul perché non c’è una mappatura o uno straccio di cartello in ricezione e/o nella sala d’attesa questa candidamente risponde che non possono metterlo per legge (vorrei sapere chi è quell’idiota che ha promulgato una legge simile) e sempre a domanda presso quale ambulatorio potevo rivolgermi , questa risponde che non lo sapeva e che con un po di fortuna all’ingresso forse avrei trovato dei fogli con gli ambulatori convenzionati. (altro augurio di bersi altrettanti litri di purgante). Rincasando tramite internet trovo le cliniche convenzionate e previa telefonata ottengo in due giorni l’appuntamento, l’impiegata dapprima mi spiega dove devo recarmi, poi mi avvisa sulle varie modalità di pagamento del ticket comunicandomi gli importi. Evviva l’italia e la sanità pubblica.

Nessun commento: