mercoledì 17 ottobre 2007

Petrolio

Negli ultimi mesi il prezzo del petrolio continua a macinare record su record, siamo passati dai 60 $ al barile da inizio anno ai prezzi attuali, la crescita sembra inarrestabile e molti “guru” lo vedono a 90-100$ al barile.

La situazione è anomala.

Infrastrutture: raffinerie, sono obsolete, dal 1976 negli Stati Uniti non ne vengono più costruite, vi è stata solo qualche espansione di impianti preesistenti ma nulla di più; i motivi sono prevalentemente due: i costi per la costruzione di nuovi impianti sono proibitivi a causa del salire del prezzo dell'acciaio e del cemento, inoltre vi è una maggiore coscienza ecologica delle comunità per cui non vogliono raffinerie nelle aree di loro pertinenza.

Produttività: le industrie di raffinazione non riescono a tenere il passo con la domanda e la loro capacità produttiva al momento è circa all'88,3 delle potenzialità.
Vi è inoltre un grosso problema legato all'interruzione elettrica che di fatto paralizza gli impianti in alcune aree geografiche durante la stagione degli uragani.

Difficoltà a reperire personale specializzato nel settore (geologi, ingegneri qualificati ecc.) e scarso interesse delle nuove leve universitarie verso questa tipologia di industria.

Situazione internazionale confusa.

Venezuela: la produttività diminuita del 25% e attualmente è in continuo declino a causa della politica effettuata dal presidente Chavez in cui ha dapprima licenziato il 75% dei manager della compagnia petrolifera statale (Petroleos de Venezuela) e sta creando difficoltà alle due multinazionali presenti sul territorio Exxon Mobil (trimestrale il 1 novembre XOM bilancio) e ConocoPhillips (trimestrale 24 ottobre COP bilancio).
Russia:
il 22 giugno ha costretto la BP ( 23 ottobre trimestrale BP bilancio anno 2006) a vendergli la quota di controllo dei giacimenti di gas siberiano di Kovykta per 700 milioni di $, un valore infinitesimale rispetto alla potenzialità del sito; analogamente, un anno fa, ha costretto la Royal Dutch Shell (25 ottobre trimestrale RDSB bilancio) a rinunciare al progetto di controllo degli impianti di Sakhalin e sta rivolgendo analoghe pressioni alla Exxon Mobil per un sito adiacente. La produzione russa è in aumento del 2% annuo, in forte calo rispetto a un paio di anni fa e l'esportazione di materia prima ne risente vistosamente.
Iraq
: la produzione attuale è inferiore rispetto al periodo pre bellico.
Iran
: L'industria nazionale è in declino a causa dell'embargo estero.
Messico
: grosse difficoltà in tutta la catena produttiva a causa della carenza di investimenti esteri.
La richiesta di petrolio è in aumento a livello globale ma senza investimenti specifici nel settore la produzione industriale cala.
Ai prezzi attuali stati quali Russia, Venezuela ed altri con grandi riserve di gas e petrolio preferiscono estrarlo e produrlo in proprio, favorendo in questo modo le industrie nazionali, piuttosto che venderlo alle multinazionali.

Valero Energy (6 novembre trimestrale VLO bilancio), Chevron (2 novembre trimestrale CVX bilancio), Marathon Oil (1° novembre trimestrale MRO bilancio), ConocoPhillips, Sunoco (1° novembre trimestrale SUN bilancio) e Suncor (trimestrale 25 ottobre SU bilancio) hanno emesso profit warning con utili rivisti in forte calo rispetto alle previsioni eppure le quotazioni dei titoli non ne hanno risentito.

Forse siamo in fase distributiva.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Guarda che il petrolio è finito. Nel senso che non è una risorsa rinnovabile se non attraverso processi produttivi che ne consumano più di quanto se ne ottenga.
Con l'ingresso di Cina e India tra i paesi ad alto e crescente consumo ed il picco produttivo toccato negli anni 70/80, eventuali ribassi dei prezzi saranno solo sporadici fenomeni di cui approfittarne per andare lunghi su tutti i derivati possibili.
L'unico elemento che possa far sperare in una caduta di lungo periodo è una crisi economica globale di devastanti proporzioni....

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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